L’ernia ombelicale è una condizione comune nel neonato e nel bambino piccolo e si manifesta clinicamente come un rigonfiamento verso l’esterno dell’ombelico (Foto 1).
Questa protrusione è determinata da un difetto nel normale processo di chiusura dell’ombelico dopo la caduta del cordone. Esiste un’incidenza elevata (5%) nei bambini dell’africa orientale per ragioni sconosciute. Altri fattori predisponenti sono l’onfalite, l’aumento della pressione intra-addominale (come nella tosse cronica, nella stipsi), e nell’ipotiroidismo congenito.
Aspetti clinici
Il difetto parietale è generalmente circolare e la protrusione della pelle conica (grandi ernie assomigliano alla proboscide dell’elefante Foto 2).
Il difetto può avere dimensioni diverse anche superiore ai 5 cm. Sebbene non presente alla nascita, l’ernia diviene apparente durante il primo mese di vita (Foto 3).
Successivamente oltre il 90% delle ernie ombelicali si riduce gradualmente fino a chiudersi spontaneamente all’età di 2 anni. Anche se il rischio di complicanze, come l’ostruzione, è molto basso queste possono verificarsi nel 7% dei casi.
Il trattamento chirurgico è indicato sia per eliminare i sintomi e le possibili complicanze proprie dell’ernia sia per migliorare l’aspetto estetico dell’ombelico.
La riparazione chirurgica viene eseguita attraverso un’incisione semicircolare nella parte inferiore dell’ombelico. Successivamente viene isolato e chiuso il sacco erniario e, quindi, chiusa la porta erniaria. La ricostruzione della parete prevede anche l’onfaloplastica nei casi in cui la cicatrice ombelicale sia particolarmente ridondante (Foto 4).
Le complicanze post intervento prevedono la formazioni di sieromi (5%) e la possibilità di recidiva nel 2% dei casi.
L’applicazione di mezzi di contenzione (come cerotti, bende, monete e quant’altro) non solo è un inutile e scientificamente infondato metodo per la guarigione dell’ernia ma può essere causa di complicanze (Foto 5).