Scontento e informato
di Maria Libranti.
Ecco descritto, in due sole parole, il “paziente tipo” del terzo millennio.
Proprio oggi che il progresso scientifico ha raggiunto, in tempi sorprendentemente brevi, risultati prodigiosi che hanno permesso abbassamenti record dell’indice di mortalità e di morbilità, migliorando la quantità e la qualità della vita di ognuno di noi ecco che, paradossalmente, il livello di fiducia e di soddisfazione da parte dei pazienti rasenta il “minimo storico”.
Se ci guardiamo appena indietro – non occorre certo arretrare di un secolo – è facile rilevare come le pratiche mediche dell’epoca fossero rivolte, sia pure con i migliori intenti, più ad abbreviare la vita dei malcapitati pazienti che ad alleviarne le sofferenze: eppure la fiducia e il rispetto per la categoria medica erano assoluti ed indiscutibili.
Senza nessun rimpianto per un’epoca tanto oscura sotto il profilo delle conoscenze e della cultura (destinata ad una ristrettissima élite) e con tutto il rispetto possibile per la scolarizzazione obbligatoria, che è la ragione prima del progresso e del benessere in ogni società, viene da chiedersi come mai gli ammalati di allora fossero tanto più sereni e fiduciosi di quelli di oggi. Un male inquietante serpeggia tra i nostri pazienti i quali, pur ritrovandosi, rispetto al passato, in un “paradiso” diagnostico-terapeutico, annaspano in un mare di sospetti e d’incertezze, indecisi se rivolgersi prima all’avvocato o alla medicina alternativa (che, non a caso, mai ha conosciuto tempi migliori).
Eppure il paziente di oggi è molto più preparato ed informato. Se per caso non avesse provveduto alla sua cultura medica con enciclopedie o riviste specializzate o fosse talmente sprovveduto da non guardare la televisione – vanno in onda più programmi a carattere medico-sanitario che varietà (temo, sentendolo vicino, il momento in cui i due generi si mescoleranno) – , ecco che interveniamo noi chiedendo, ad ogni piè sospinto, il suo consenso informato. Più che dal giusto intento di informare il paziente, l’esigenza del consenso informato nasce dalla necessità tutta “moderna” di tutelarsi dagli inconvenienti di natura medico-legale che ogni suo atto medico può, ahimè, comportare.
La gran parte dei pazienti, non avendo perlopiù le conoscenze necessarie a ben comprendere l’informazione, finisce per recepire il consenso come una “liberatoria” per il medico quasi che, dal momento in cui si appone l’agognata firma, quest’ultimo fosse libero di agire con leggerezza e irresponsabilità, pronto a causare tutte quelle complicazioni così dettagliatamente descritte negli odiosi foglietti. Una piccola fetta di ammalati, meno smaliziati ma ugualmente smarriti, si rifiuta persino di leggere e si rivolge al medico con aria indifesa, implorandolo a decidere per lui. Una minoranza (com’è divulgato dai media poche settimane fa) oppone strenuo, irragionevole rifiuto e non consente di essere curata al di là di ogni evidenza scientifica. Se poi qualcuno credesse che informare accuratamente il paziente (che sia meccanico, ragioniere, commesso, maestro, ambulante etc..) sugli eventi avversi delle vaccinazioni o sul rischio anestesiologico e/o chirurgico di un determinato intervento ci sollevi da ogni responsabilità sulle possibili, seppur rare, complicazioni è vana illusione. Agire o non agire, informare o tacere un’informazione: nulla oramai è salvifico per il medico!
Le tariffe crescenti delle assicurazioni professionali denunciano chiaramente la difficoltà emergente nel rapporto medico-paziente.
Spero si tratti di un’analisi errata, ma ho il timore che nella nostra epoca “supertecnologica” l’uomo abbia maturato un’insana idea di onnipotenza che lo conduce a rifiutare non solo la malattia ma perfino l’idea stessa della morte. Avete prestato ascolto, ovunque ci si ritrovi a conversare, a quale sia divenuta oggi la prima causa di morte?
Il novantenne cardiopatico, il prematuro alla 27a settimana, il paziente oncologico, il politraumatizzato in coma da mesi hanno tutti la stessa causa di morte in comune: è il medico!
Dott.ssa Maria Libranti – Pediatra di base.